Approfondimento
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20/04/2023
Consigli dell'Agorateca #11
Un approfondimento su 'È arrivata la felicità' e 'The Way Back'
Scritto da: Redazione Agorateca

È arrivata la felicità – Mr. Deeds goes to Town
Di Frank Capra
Commedia, sentimentale | Bianco e nero | Stati Uniti | 1936| 111’
Con Jean Arthur, George Bancroft, Gary Cooper, Raymond Walburn.
Un uomo di campagna riceve un’eredità di venti milioni di dollari. Gli avvoltoi non tardano ad arrivare, e tra loro c’è una giornalista pronta a tutto pur di ottenere uno scoop.
Consigliato: a tutti per prendere esempio, per non smentire ogni istante con le nostre scelte la bellezza e la verità per cui siamo fatti.
Limite di età: per tutti.
Parole chiave: amore, ricchezza, problemi.
Dedicato a: chi vuole riflettere tra la differenza tra amore e denaro. Perché a spesso il denaro costa troppo mentre dall’amore non ci si aspetta nulla in cambio.
Ho un amico che mi ricorda sempre che se avessi un gatto sul naso e girassi per tutte le strade del mondo, se, con questo gatto sul naso, oggi fossi a New York e domani a Budapest, per me non ci sarebbe differenza, ma tutto il mondo sarebbe quel gatto che ho sul naso, perché non vedrei altro. E se volessi guardare un albero di Cézanne ponendomi a due centimetri di distanza dalla tela, probabilmente non vedrei che una confusione di macchie che non portano alcuna bellezza e alcun significato. Ma basta un passo indietro per vedere l’insieme, per cogliere l’armonia complessiva dei pieni e dei vuoti, delle pennellate leggere e di quelle più intense. Basta quell’istante di sguardo totale per riavvicinarmi e vedere ogni dettaglio in tutta la sua bellezza e in tutto il suo significato.
Con gli uomini non è diverso. Ce lo dice bene Frank Capra in questo film. Ci sono avvenimenti che possono stravolgere intere vite, interpellandone radicalmente la direzione e sconvolgendone la quotidianità. La potenza di questi avvenimenti non può che svelare i pensieri dei cuori, mostrando se uno è attaccato a ideali esterni di potere e fama sociale o se è come un albero ben piantato nelle radici della sua persona, nelle ineliminabili esigenze di verità, di amore donato e ricambiato, di bellezza e di costruzione positiva della realtà. Questo secondo è il caso del protagonista del film, Mr. Deeds, che all’improvviso da semplice cittadino di provincia suonatore di tuba e scrittore di poesia, si ritrova nella grande New York, erede di 20 milioni di dollari. Il suo arrivo a New York è una meteora davanti alla quale è necessario prendere posizione. Per quelli che hanno da difendere i loro interessi, il giovane Longfellow Deeds è pazzo. Per quelli che si lasciano toccare intimamente dalla pienezza della sua umanità si apre invece un nuovo sguardo su tutte le cose: “Non poteva adattarsi alla nostra visione cinica perché è onesto, sincero e buono. Se lui è pazzo, noi dovremmo mettere la camicia di forza”.
The Way Back
Di Peter Weir
Drammatico | Colori | Stati Uniti | 2010 | 133’
Con Saoirse Ronan, Alexandru Potoceanu, Ed Harris, Colin Farrell.
Un gruppo di prigionieri evadono da un gulag siberiano e affrontano un viaggio a piedi fino in India che li condurrà alla libertà
Consigliato:per le persone che apprezzano i paesaggi epici e le storie di sopravvissuti e vorrebbe ammirare delle belle fotografie.
Limite di età: per tutti
Parole chiave: fuga, libertà,
Dedicato: a chi si vuole connettere davvero con i personaggi al suo interno, tanto che proverà le loro emozioni con loro – riderà con loro, a volte sarà sull’orlo delle lacrime e sentirà il loro determinazione.
Pellicola basata sul biografico romanzo The Long Walk di Slavomir Rawicz. Racconto della fuga di un gruppo di uomini da un Gulag sovietico nel 1941. Fuga che, attraversando a piedi Siberia, Russia, Mongolia, Tibet, Cina, India condurrà questi uomini alla libertà.
Privilegiando la definizione delle dinamiche interne al gruppo, che si articola seguendo cadenze consuete e iterate (viaggio/pausa defatigante/confronto/fame/ricerca del cibo/pausa pranzo/nuovo scambio dialogico/spostamento/pausa/sete/pozzo/dialogo ecc.), in grado di concedere ad ogni fuggitivo i suoi cinque minuti di messa a nudo dell’interiorità,il racconto avanza faticosamente fino alla discutibile deambulazione diacronica di Janusk (Jim Sturgess) nella Storia (resa con un intarsio di sconcertante bruttezza) e il tanto agognato ritorno a casa. I problemi principali dell’ultima opera del regista di Master and Commander risiedono principalmente nella sceneggiatura e, peccato imperdonabile, nella messa in scena del paesaggio naturale.Weir pare soggiacere alle logiche del (bel) quadro e del (personaggio a tutto) tondo, optando per un’esteriorizzazione dell’interiorità, costantemente verbalizzata, che annichilisce il corpo e rigetta a priori ogni possibile generalizzazione dell’evento particolare; il fatto storico non diviene simbolo di una condizione transtorica.