Approfondimento
-
20/04/2022
Consigli dell'Agorateca #2
Film a caso con un perché
Scritto da: Redazione Agorateca
Hugo Cabret – Hugo
Di Martin Scorsese
Avventura, per famiglie | Colore | Stati Uniti | 2011 | 126’
Con Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Ray Winstone.
Consigliato: per tutti. In particolare per chi vuole vivere emozioni attraverso degli occhi differenti dai propri.
Limite di età: a partire dai 7 anni.
Parole chiave: ingranaggi, inventiva, sogni, tenacia.
Dedicato a: chi vuole passare una bella serata, un po’ differente dal solito, con un film che un po’ romanzo di formazione, un po’ racconto di avventure, un po’ burlesque, fa respirare il cinema dal primo all’ ultimo fotogramma.
Nell’esordio del film, correndo con un’ardita e decentrante carrellata, Scorsese ci porta in una fessura a cui probabilmente non ci sarebbe mai venuto in mente di rivolgere l’attenzione: gli occhi di un bimbo nascosti dietro il numero 4 dell’orologio principale della stazione di Parigi diventeranno di lì a poco e poi in vari altri passaggi, i nostri stessi occhi. Ci ritroveremo più volte con questo bimbo a osservare la vita, gli incontri, i treni, i desideri, i passi, la bontà, l’indifferenza, la fragilità delle persone attraverso delle sbarre, delle finestrelle, dei buchi. Situazioni nascoste e ritirate che, lungi dal significare una schiavitù dello sguardo ne abilitano la somma libertà. Come Edgar Degas, il regista ci mostra una Parigi brulicante di vita attraverso il buco della serratura, portandoci così nella posizione privilegiata dell’artista che, non visto, vede e osserva tutto. Scorsese è onesto e impietoso. Risalendo agli albori dell’arte cinematografica, egli parla della felicità e del dramma sommo della creazione artistica mostrandoci per tre quarti della pellicola un George Méliès triste e abbandonato, suscitando in noi l’inevitabile domanda: ma allora cos’è il cinema? Dove sta la sua salvezza? Hugo Cabret, il bimbo protagonista, è la risposta; il suo sguardo attento e immacolato sulla realtà. Uno sguardo privo di pregiudizi che è reso intelligente e tenace da una consapevolezza: “Se tutto il mondo è una grande macchina creata da qualcuno (e le macchine non hanno che i pezzi indispensabili), io non posso essere una parte di troppo. Devo essere qui per una ragione”. È potente l’artista, ma non onnipotente. E la sua potenza è tanto più piena ed espressiva di bellezza quanto più riconosce di lavorare su qualcosa di dato, cioè amorevolmente fatto da un Altro. In questo riconoscimento sembra che si radichi la possibilità di felicità e di continuità creativa dell’artista. Il cinema non è una teoria, non una tecnica, non un pensiero, non un esperimento. È Hugo, una persona viva e presente, un bimbo che guarda e che lotta per trovare la chiave di accesso alle cose, che lavora per decifrare il messaggio che suo padre, introducendolo alla vita, gli ha lasciato.
Il ragazzo con la bicicletta – Le gamin au vélo
Di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Drammatico | Colore | Belgio, Francia, Italia | 2011| 87’
Con Thomas Doret, Cécile de France, Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione.
Consigliato: a chi vuole essere strappato per una sera dalla distrazione in cui spesso viviamo, a chi vuole vedere un film profondamente essenziale che parla di esistenza e destino.
Limite di età: a partire dai 10 anni.
Parole chiave/curiosità: rapporti familiari, fughe, incontri.
La musica, che nei film dei Dardenne è rarissima per non far otturare gli occhi, qui è presente in poche celeberrime note.
Dedicato: a chi ha voglia di godersi un film toccante dei fratelli Dardenne che si snoda con il loro solito stile privo di fronzoli nel riuscito ritratto di un bambino alla disperata ricerca d’affetto.
Un film (come molti dei film dei Dardenne di cui consigliamo tutta la filmografia) in cui quando arrivano i titoli di coda il respiro ti si interrompe quasi per un attimo per la bellezza struggente che la realtà può avere anche se in tutta la sua profonda e cruda durezza.
Cyril (Thomas Doret) è un ragazzo di dodici anni che ama la sua bicicletta e suo padre (Jérémie Renier attore feticcio dei Dardenne) che però non lo vuole più. Vive in un centro di accoglienza per l’infanzia da cui spesso cerca di fuggire e in una delle sue fughe un giorno “incontra” Samantha (Cécile de France), una parrucchiera che accetta di occuparsi di lui nel fine settimana. Da questo incontro, apparentemente casuale e nello sviluppo narrativo del film, lascio alla vostra visione questi due novelli Pinocchio e la sua fata turchina come alcuni critici li hanno definiti andranno incontro al loro destino.